Convegno : L’Amicizia Spirituale
15/03/2008IL DOLORE, REALTA’ UMANA. CENTRO CULTURALE EPICARMO SIRACUSA – 29 OTTOBRE 2008
29/10/2008Riccardo Mondo e Luigi Turinese conversano con James Hillman sul suo ultimo libro La giustizia di Afrodite (ed. La Conchiglia)
Interventi di: Giuseppe Castagnola, Giusi Polizzi, Salvatore Pollicina, Antonella Russo
Il dvd Immagini di Afrodite è di Gianna Tarantino
Fondazione Mazzullo
Vico De Spuches, 1
Taormina (ME)
Per informazioni:Istituto Mediterraneo di Psicologia Archetipica
commento di
Antonella Russo
Il convegno di Taormina, organizzato dall’ Istituto Mediterraneo di Psicologia Archetipica di Catania, si è svolto nel giorno di Venere, è stato un caso? Forse, ma un caso sincronico.
Nel giorno a lei dedicatole, il venerdì, Afrodite si è manifestata ancora una volta in tutta la sua possanza.
L’occasione si è avuta grazie alla presenza di un profondo cultore della potenza del mito, lui stesso ormai mito di quella psicologia che dei sommovimenti dell’anima si occupa; stiamo riferendoci a James Hillman e alla Psicologia Archetipica.
Gli officianti del rito sono stati i saggi Turinese e Mondo, aiutati dai discepoli Castagnola, Pollicina, Russo e Polizzi.
Non sorrida il lettore del carattere recitativo, ma sento che in questa occasione non è fuori luogo.
I convegni sono in fondo novelli luoghi sociali che servono il rito di iniziazione.
“Ogni iniziazione è una introduzione sulla via che lega il mondo manifesto a quello dei suoi archetipi. Il mito è la storia che rende conto della via degli archetipi” ( Il simbolismo del corpo umano , A. De Souzenelle, Servitium 2007).
Al Convegno sono intervenuti numerosi. Tutti si sono accorti della dea, tutti sono stati colti da entusiasmo portandosi via un po’ del mito che quel rito evocava.
Afrodite, dalle armoniose membra, antonomasia di bellezza, nella Tradizione è una divinità alchemica venerata dai cercatori della pietra filosofale che le riconoscevano un carattere pangenico.
A differenza delle altre dee che presiedevano alcune delle umane faccende, i greci identificarono in Afrodite un aspetto del femminile che sfuggendo a ogni definizione fosse comunque sempre presente.
Non esiste infatti trasformazione senza che ci sia “energia operandi”. La mutazione dell’ordine delle cose avviene sempre per una attrazione.
L’attrazione afroditica non è morale, non ricerca necessariamente il giusto ordine o quello che l’animo umano considera giusto, presiede però la trasformazione.
La dea non è mai giusta, la sua è una giustizia che sfugge e travalica le umane previsioni, Afrodite addensa un aspetto oscuro dell’agire umano: i “colpi di testa”.
La giustizia di Afrodite non si accorda, sguscia è impulsiva. Magnifica e terribile pone ai mortali enormi dilemmi etici.
Giusto è ciò che persegue il bene? Se un dubbio si affaccia alla sicurezza della vostra risposta forse è Afrodite che si affaccia alla vostra coscienza.
Afrodite è una dea alchemica, entra quindi potentemente in tutte quelle forme di conoscenza che implicano l’unione degli opposti. Essa stessa agita nell’animo mortale tormento e stimola decisioni difficili che non sempre sembrano convenienti agli umani.
Il suo compagno spesso è Ares, dio della guerra.
Entrambi sono figure di un archetipo più vasto, legato allo
sconvolgimento di un ordine implicato.
Afrodite non è buona né caritatevole; non interviene per appianare
i dissapori ma per esasperare gli impulsi.
Afrodite non è una dea giusta, la sua giustizia non è equa. Non rende quasi mai felici e dalle scelte dettate dalla dea quasi mai ne viene un bene apparente.
Dicevamo che Afrodite partecipa alla conoscenza profonda, spinge verso la ricerca per la conquista di territori dell’anima che altrimenti sarebbero rimasti ordinari nel livello dell’inconscio.
Incarnando la bellezza, facilmente cattura i sensi, ma è stolto colui che lascia che la stimolazione dei sensi, che il mondo delle illusioni sensibili, determini il suo agire. Le conseguenze, lo sappiamo, sono terrifiche.
Siamo inclini a collocare la potenza di Afrodite nella età della giovinezza. Hillman però le dedica un saggio nella età della vecchiezza.
Perché?
Perché la dea sceglie di ispirare un uomo non più giovane per dettargli della sua giustizia?
L’archetipo si palesa solo quando il recipiente è in grado di contenerlo.
Sembra quindi che il giusto tempo, il Kairòs, sia giunto al Nostro, che ci restituisce un ispirato saggio denso di suggestioni: come sempre.
Antonella Russo
La locandina del convegno scaricabile in pdf:
file: MITOLOGIE (2).pdf
Categoria: Congressi
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Le immagini del Convegno: