Caro Hillman… Venticinque scambi epistolari con James Hillman
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Hillman ama Catania. Freme sorpreso davanti ai cesti odorosi della pescheria, sente ancora (ma come fa) le risate degli dei in certe vie oscure di Catania. E i catanesi amano Hillman. Individualmente, in gruppo, in associazioni create in suo nome.
È nato così, come fosse un gioco, dunque nel segno del “puer” tanto caro a Jung, questo libro prezioso e stravagante, inventato a Catania e scritto a più mani con James Hillman, per lui e contro di lui, “Caro Hillman…”, edito dalla Bollati Boringhieri.
L’idea è venuta ai due psicoanalisti e amici Riccardo Mondo (che vive a Catania) e Luigi Turinese (che vive a Roma), proprio nel corso di un incontro col grande psicoanalista e filosofo (post)junghiano, di Atlantic City il quale – racconta Mondo – appena ha sentito quel sacro odore di eresia ha detto sì.
In che senso “eresia”?
“Hillman è un eretico perché ha rielaborato in modo molto personale il pensiero del maestro Jung, ma lui stesso esalta il valore positivo dell’eresia in quanto superamento, dialettica, trasgressione. Per questo ha accettato di partecipare a questo libro, composto secondo un’estetica pop.
Il libro si dipana attraverso 25 lettere scritte da altrettanti intellettuali e psicoanalisti. Per ogni lettera ad Hillman, la sua risposta. Perché il genere epistolare, un po’ obsoleto?
“È soprattutto un omaggio a Freud e Jung, al loro straordinario epistolario purtroppo bruscamente interrotto per la rottura sul tema della libido. E’ qui, da questa ideale ultima lettera strappata, che ripartiamo per ricucire un dialogo. Quelle preziosissime lettere furono l’unico e ultimo tentativo di conciliare analisi freudiana e analisi junghiana”.
Con quale criterio avete scelto gli autori delle lettere?
“Varietà e competenza. Ci sono tra gli altri studiosi come Silvia Vegetti Finzi e Bianca Garufi, esperti di psichiatria come Bruno Callieri, filosofi come Sgalambro e Grazia Marchianò, psicologi come Aldo Carotenuto, poeti come Arturo Schwarz, musicisti come Battiato. Lettere più complesse e lettere più semplici, il libro vuol essere per tutti gli interessati, non per pochi addetti”.
E le tracce tematiche?
“Abbiamo scelto quattro temi suddivisi tra gli autori, Tracce di Jung, Destino e Individuazione, Therapeia e Un muovo umanesimo tra etica ed estetica. Alla fine abbiamo portato a mano tutto il materiale a Hillman. Infatti, pur essendo un pensatore innovativo e uno scrittore fecondissimo, lui non usa computer e posta elettronica. Ha una vecchia macchina da scrivere e al massimo, se ha fretta, usa il fax…”.
Il che, immagino, ha rallentato un po’ la comunicazione fra voi…
“C’era un’emozione diversa. Hillman non rispondeva, non scriveva, era stanco. Poi all’improvviso, in cinque giorni, cominciò a scrivere e non si fermò più. I suoi fax, uno dopo l’altro, arrivavano a casa mia nel cuore della notte, per il diverso fuso orario, ma era magico anche questo, vedere scorrere su quel rullo le sue parole intrise di anima e di daimon… ”
Nel testo ci sono anche alcuni ammaliati oppositori, tipo Augusto Romano, che sostanzialmente rimprovera Hillman di avere messo in scena una splendida coreografia che occulta crepe del pensiero. Altri gli rimproverano quasi di essere stato un (grande) profeta della new age. La Vegetti Finzi lo accusa di essere un maestro e traditore. Qualche disagio, per le lettere meno lusinghiere?
“No, non ha mai chiesto correzioni, e ha risposto a tutte con sapienza e raffinatezza. Del resto lui ama troppo il confronto, e detesta le scuole, i conformismi…”
La lettera più bizzarra?
“Quella di Franco Battiato. È un ritratto dello stesso Hillman, che abbiamo poi messo in copertina. C’è un vecchio distinto dall’aria ascetica e un po’ astratta. Lunare e malinconico. È piaciuto molto a Hillman, soprattutto per quell’occhio sinistro da fanciullo”.
Articolo pubblicato su La Sicilia, 25 ottobre 2004