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24/04/2021
La Conversazione Analitica tra Riccardo Mondo e Claudio Widmann ha animato il Seminario di Psicologia Archetipica generando un’atmosfera dinamica e trasformativa, adeguata al viaggio dantesco a cui è stata dedicata. L’incontro e gli scambi dialettici tra l’autore del “La Divina Commedia come percorso di vita” e gli amici analisti intervenuti hanno arricchito la serata attraversando il testo e la storia della sua costruzione analitica, in modo poliedrico e corale.
Riccardo Mondo ha accompagnato con calore e spessore clinico la platea virtuale all’incontro con la dimensione analitica dell’opera di Claudio Widmann. Qui i canti danteschi, come in un sogno, si trasformano in frammenti clinici amplificati, simbolo e cura delle fragilità umane. Il testo presenta una straordinaria ricchezza, un’interpretazione psicologica tra le più complete del poema, fornendo un’opportunità individuativa collettiva e gruppale.
Widmann racconta del giovane che è stato e del suo casuale incontro con l’opera di Dante, divenuto progressivamente destinico, fatto della passione verso i libri danteschi collezionati come “feticci simbolici”, che hanno l’ardire di intensificare l’esperienza e che consentono nella loro dimensione simbolica un costante ampliamento della conoscenza. La Divina Commedia come percorso di vita è quella strada analitica che illustra la complessità e la grandiosità del disegno individuativo, che prende avvio nel buio impenetrabile dell’inconscio e si conclude nel bagliore del mistero dell’incontro col Sé. Un’opera concepita non per spiegare ma per pensare, che permette una conoscenza partecipata ad una dimensione archetipica indicibile. La stessa ha coinvolto anche i partecipanti provocando qualcosa di impalpabile, capace di far vibrare le corde dell’anima, nonostante la distanza della comunicazione virtuale. Una traccia affettiva, archetipica e simbolica, un viaggio personale negli strati più profondi della psiche inconscia, alla ricerca ciascuno della propria Nekya. Widmann invita ad accogliere lo smarrimento ove “Nel mezzo del cammin” diventi una opportunità individuativa, un crocevia sincronico per dialogare con limiti e ferite sulle vie dell’etica dantesca del contrappasso. La maestosità di un’opera che resta comunque insatura: ”Il simbolo non ha da essere spiegato”.
Pappalardo Maria Concetta – Esposito Claudia