Recensione di “I luoghi del fare anima” di Riccardo Mondo ed. Ma.Gi. Roma 2012.
Le novità editoriali nel vasto panorama della clinica psicologica spesso racchiudono una fragilità di fondo: la mancanza di innovazione.Ogni clinico che si rispetti è cresciuto professionalmente con l’idea di attenersi fedelmente alla teoria di riferimento ma con il desiderio di apportare qualcosa di significativo ed un pizzico di innovazione nel proprio ambito lavorativo.l dilemma tra tradizione ed innovazione non è così semplice da affrontare.Il rischio infatti, si intuisce, è quello di doversi dibattere tra un approccio lavorativo pedissequo oppure snaturato.Chi si occupa di salute mentale forse più di altri è sottoposto alla regola. Un approccio troppo innovativo rischia di snaturare la funzione della psicoterapia mentre un approccio al riparo dei grandi padri rischia l’asfissia delle regole indiscutibili. La salute mentale più di altre è soggetta ad un precarietà di equilibri che ne fa materia delicata e ponderosa insieme.Sottoposti ad eterna tensione degli opposti come riusciremo a gestire le ambivalenze di questo mestiere tanto difficile quanto arbitrariamente giudicato? La psicoterapia facilmente diviene oggetto di ironia e approssimazione di giudizio.Ciò fa parte della sua natura aleatoria e sfuggente, capace di grandi profondità e di leggerezza estreme.E’ facile pensarsi psicoterapeuti arrogandosi il diritto alla cura dell’altrui sofferenza, è però ahimé, altrettanto facile ricredersi sulla propria presunzione quando ci si accorge che gli strumenti utilizzati erano troppo indefiniti e approssimativi.Non basta infatti sapere di psicologia per fare psicoterapia.La psicologia è materia di studio, la psicoterapia parte da quello studio per trasformare la scienza in sapienza. La psiche è soggettiva ma tutti ci riconosciamo nella matrice comune attribuendo oggettività ai moti dell’anima che altrimenti resterebbero senza risposta.Come può quindi un testo essere innovativo nel periglioso percorso che la psiche compie per sua essenza?Il libro di Riccardo Mondo per la natura che lo caratterizza risolve la delicata questione con una lievità che scaturisce da una esperienza ormai decennale e seria.Diceva Roberto Sicuteri che la libertà espressiva è frutto di un impegnativo lavoro di costrizione; si può essere bravi solo se si è disposti al sacrificio.Il nostro autore non si risparmia, è un paziente maieuta che mette a nudo le ambivalenze, le stanchezze e le gioie di questo importante lavoro figlio del romanticismo ottocentesco e testimone sempre più solitario dell’umanità intesa come riverbero del divino che si è ritirato, lasciandoci soli artefici del nostro destino. L’innovazione che porta questo testo non sta nelle presunte novità cliniche, ma nella mancanza di presunzione del suo autore, che accetta di disvelare insieme ai racconti clinici dei suoi pazienti anche i moti della sua anima, quindi da una prospettiva originale e poco battuta.I luoghi del fare anima sono nel mondo delle cose terrene e oltre: dell’oltre possiamo solo fantasticare, del mondo possiamo farne esperienza. Buona lettura.